In consulenza filosofica capita spesso che alcuni ospiti si dichiarino interessati ad approfondire filosoficamente temi che gli stanno particolarmente a cuore. Può essere un punto di partenza per affinare le proprie capacità di pensiero critico, quindi di argomentazione: trovare la prospettiva che ci stimola di più e che permette di elaborare il proprio punta di vista. Questo punto di vista è coerente con la nostra visione del mondo? È il nostro personale punto di vista o semplicemente un prosieguo del discorso di altri? Agiamo di conseguenza e in linea con il nostro pensiero?
Già queste domande porrebbero di fatto un punto interrogativo molto filosofico: quale discorso stiamo parlando? Oppure quale discorso parla al nostro posto?
Di questo se ne è occupato in particolare il filosofo francese Michel Foucault che, in occasione della lezione inaugurale del suo corso al Collège de France nel 1970, disse:
Il desiderio dice: «Non vorrei dover io stesso entrare in quest’ordine fortuito del discorso; non vorrei aver a che fare con esso in ciò che ha di tagliente e di decisivo; vorrei che fosse tutt’intorno a me come una trasparenza calma, profonda, indefinitamente aperta, in cui gli altri rispondessero alla mia attesa e in cui le verità, ad una ad una, si alzassero; non avrei che da lasciarmi portare, in esso e con esso, come un relitto felice».
E l’istituzione risponde: «Non devi aver timore di cominciare; siamo tutti qui per mostrarti che il discorso è nell’ordine delle leggi; che da tempo si vigila sulla sua apparizione; che un posto gli è stato fatto, che lo onora ma lo disarma; e che, se gli capita d’avere un qualche potere, lo detiene in grazia nostra, e nostra soltanto».
L’ordine del discorso, M. Foucault
Partiamo dal fatto che c’è un desiderio che è desiderio di annullamento, desiderio di non esercitare il proprio pensiero. Un desiderio che trova un alleato fortissimo: l’istituzione. L’istituzione rassicura, ci onora e ci disarma, ci dice che possiamo prender parola ma questa possibilità ci è concessa in grazia, non viene da noi. L’istituzione permette o interdice il discorso, stabilisce dei tabù e già Foucault ne individuava due, attuali ancor oggi: la politica e la sessualità.
L’istituzione – intesa à la Foucault come sistema di esclusione – stabilisce di cosa è lecito parlare quando si parla di qualcosa. Sono procedure costruire e stratificate nel tempo che agiscono in noi come dispositivi senza che ce ne si accorga. Ci si ammutolisce, ci si priva del proprio discorso.
In consulenza filosofica si può recuperare la libertà del proprio discorso, che si parli di politica, di sessualità, di medicina, di quel che si voglia. Si può tornare autori del proprio pensiero.
Per approfondire /su mubi sono presenti alcuni interessanti contributi video (film e documentari) che approfondiscono il pensiero di Michel Foucault.